Le monete, nei Vangeli vengono spesso richiamate, basti pensare a la dramma smarrita (Luca 15,8ss),ai talenti (Matteo 18,24),ai due spiccioli (un quattrino) della vedova (Marco 12,42),al “denarius ” romano del tributo a Cesare (Matteo 22,15ss) , alla tassa annuale di mezzo siclo per il tempio (Matteo 17,24), ai cinque passeri per due soldi (Luca 12,6), ai duecento denari che non bastavano neppure per sfamare la folla (Marco 8,1),fino ad arrivare ai più famosi “ 30 Pezzi d’argento” il prezzo di un tradimento e l’inizio della passione morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Molti studiosi ,a buon titolo,ritengono in base alle monete dell’epoca esistenti e circolanti ,che probabilmente il denaro offerto dai sacerdoti del tempio per la cattura di Gesù, presi da Giuda, non possano essere denari romani , perché il giogo di “Roma” esercitava (con pugno di ferro) l’oppressione e la schiavitù del popolo, ma, trattasi dei “Sicli d’argento di Tiro” moneta un po’ più grande della nostra due euro che aveva sul diritto la testa laureata del dio Melkart ( Ercole ) e al rovescio l’aquila di fronte ad ali spiegate con la testa volta a sinistra, con nella zampa destra un rostro di galera,nel campo una clava e una palma. Il Siclo (sheqel in ebraico ed ora attuale moneta d’Israele) era un antica unità ebraica per misurare i pesi. Questi derivava dalla parola “pesare” ed era molto in uso sia in Mesopotania che in buona parte di tutto il medio oriente. Ai tempi di Gesù, con il siclo si indicavano monete sia in argento che in oro. Il peso di un tetradramma o siclo d’argento della zecca di Tiro (città del Libano e antica città fenicia) era di circa 14,4 grammi e fu in uso tra il periodo storico tra il 126 a.c. al 195 d.c. .Un siclo valeva 20 ghere e venti sicli formavano una mina,mentre un talento era pari a 3000 sicli (circa 30/40 Kg di monete). Quando le monete erano tante venivano pesate più che contate. Inoltre nel Vangelo di Marco, Giuda riceve la promessa di monete d’argento, mentre in quello dell’evangelista Matteo, Giuda Iscariota ne riceve 30 di denari d’argento,ovvero il prezzo medio corrente di uno schiavo (il prezzo variava dai 19 ai 75 sicli in base all’età, al sesso e alla prestanza fisica). Dalle fonti storiche si evince che il siclo d’argento di Tiro (molto apprezzato in Palestina) era il salario giornaliero di un bracciante e corrispondeva a quattro denari romani . Il denaro romano era una moneta d’argento di 3,85 grammi con al diritto ritratto di Cesare augusto e al rovescio una prua di nave) . La Giudea, Idumea e Samarìa pagavano un tributo di 600 talenti annui all’imperatore,mentre la Galilea e Perea solo 200 talenti (Tassa d’occupazione). Ma con quei “ 30 Denari maledetti”, i Vangeli riportano che i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo riunitosi a palazzo ,decisero di comprare (agorazo) il terreno dove si era impiccato Giuda ,il traditore per antonomasia. Questi fu chiamato dagli ebrei Akeldamà (Campo di sangue) o del Vasaio (Matteo 27,6-8) o Cimitero dei poveri ,con espresso riferimento allo spargimento del sangue innocente dell’agnello di Dio (Giovanni 1,29) e venne utilizzato per la sepoltura degli stranieri .
Giuseppe AUFIERO