"Agromafie e caporalato sono zavorre per la crescita e l'innovazione in agricoltura, e questa realtà non si può sottacere, dobbiamo prenderne tutti coscienza". Ha esordito così il direttore regionale CIA Puglia Danilo Lolatte, unico rappresentante di un'associazione di categoria e di un'organizzazione sindacale agricola a intervenire nel dibattito "Cinque mafie, una Nazione. Le loro idee camminano sulle nostre gambe" del Festival della Ricerca e dell'Innovazione dell'Università di Foggia. Dopo le relazioni dei sostituti procuratori impegnati da anni nel contrasto alla criminalità organizzata Teresa Principato, Vito Di Giorgio e Giuseppe Gatti, il direttore regionale CIA-Agricoltori Italiani della Puglia, che peraltro ha conseguito la laurea proprio all'Università di Foggia, ha introdotto nel dibattito il tema della mafia nelle campagne.
"Il settore agroalimentare oggi è vittima di attività illecite delle mafie: estorsioni, usura, furti, sofisticazioni alimentari, infiltrazioni nella gestione dei consorzi per condizionare il mercato e falsare la concorrenza e, non da ultimo, il fenomeno delle discariche a cielo aperto. A tale meccanismo perverso si aggiunge quel circolo vizioso che ha alimentato fenomeni di illegalità che troppe volte hanno ostacolato i processi che devono regolamentare il sistema del lavoro in agricoltura, ovvero lo sfruttamento del lavoro attraverso il caporalato. Tutto ciò - ha continuato il direttore regionale Lolatte dal palco, parlando a una platea composta soprattutto da studenti oltre che da istituzioni e autorità nell'aula magna Valeria Spada del Dipartimento di Economia - non si combatte se prima non si restituisce dignità all’agricoltura ovvero se non siamo in grado di garantire un rapporto di equità tra le imprese agricole e i lavoratori, ma anche e soprattutto se non viene riconosciuto un prezzo equo ed etico ai produttori. L'inversione di rotta, e quindi l’innovazione, deve partire dal linguaggio: non si può continuare a parlare di mercato dell’agricoltura e mercato del lavoro, rischiando che assuma un'accezione spregiativa e che tutto abbia un prezzo e si riduca all'applicazione di tariffe. Il valore terra, il valore impresa dell'agricoltore non può essere più mercanteggiato. Solo ristabilendo principi etici, equità, e restituendo dignità al lavoro agricolo potremo ristabilire la legalità".
Ai magistrati, il direttore regionale CIA Puglia Danilo Lolatte ha posto una serie di interrogativi: quale controllo analogo possa esercitare un'associazione di categoria quando finanche ai tavoli di concertazione si trova davanti, apparentemente, dei pari grado, vittime e caporali, e perché anche nella nuova legge anticaporalato, definita una buona legge dalla magistratura, il rischio è che a pagare siano sempre di più le imprese. "Smascherare i caporali - ha concluso - non spetta ai produttori".
Interessante lo spunto fornito nella risposta di Giuseppe Gatti (DDA di Bari): "L'agromafia è un'emergenza. La mafia colpisce la ricchezza e la ricchezza qui è prima di tutto la terra. Il fenomeno del caporalato rientra in questa dimensione. Noi cittadini possiamo fare qualcosa: cominciamo a chiederci quanto vale per noi la vita di un migrante, quanto vale per noi un pomodoro che costa il giusto prezzo, quanto vale per noi un pacco di pasta, cosa siamo disposti a tirare fuori per sostenere un percorso virtuoso. Bisogna crescere nel consumo etico: un mondo in cui chi rispetta le regole viene premiato da noi che riconosciamo tutto questo pagando quella monetina in più che è il contributo a questo percorso".
CIA-Agricoltori Italiani è partner del Festival della Ricerca e dell'Innovazione dell'Università di Foggia (19-21 maggio). Alla prima giornata dedicata alla legalità ha partecipato anche il presidente regionale CIA Puglia, Raffaele Carrabba: "La mafia nelle campagne è un tema di grande attualità - ha commentato a margine del dibattito - La criminalità in agricoltura sta diventando più arrogante, in maniera sfacciata: ti fanno scendere dal trattore, ti vengono a rubare i mezzi sotto casa, il carburante, tutto a viso aperto. Per questo bisogna prendere in considerazione anche la questione dell'autodifesa. Non possiamo più andare avanti così, perché non abbiamo sicurezza, nonostante gli sforzi delle forze dell'ordine. Se oggi cerchiamo di difenderci ci facciamo male due volte: un prezzo insostenibile per l'agricoltura".