“Sui problemi dell’agricoltura pugliese, agli annunci devono ancora seguire i fatti. Diciamo che il Governo è rimandato a settembre, purtroppo però le questioni sul campo sono urgenti e non vanno di certo in vacanza”. E’ Michele Ferrandino, presidente provinciale di Cia Agricoltori Italiani Foggia, a tornare sui problemi del comparto primario. “La questione relativa al crollo del prezzo corrisposto ai produttori di grano è ancora lì, in tutta la sua drammaticità”, ha spiegato Ferrandino. “Siamo in una situazione di stallo, perché le idee proposte dal Governo, con l’anticipazione di alcune misure previste dal nuovo Piano Cerealicolo, non sono ancora state attuate”, ha aggiunto il presidente provinciale di Cia Foggia. “La crisi del grano è un fatto epocale che rischia di mutare per sempre il sistema produttivo del Tavoliere, vale a dire di un territorio che ancora oggi è il granaio d’Italia. E’ necessario incentivare da subito accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa redistribuzione del valore. Sono misure non più rinviabili".
Una situazione non troppo dissimile da quella del grano sta caratterizzando la stagione del pomodoro. “Nonostante la superficie complessiva coltivata sia diminuita di circa il 13%, il prezzo corrisposto ai produttori non è aumentato e, in alcuni casi, è ulteriormente diminuito”. La campagna del pomodoro è appena iniziata, per questo motivo CIA Agricoltori Italiani sta monitorando la situazione.
Per il pomodoro lungo quest’anno è stato stabilito un prezzo di 97 euro a tonnellata, mentre nel 2015 fu fissato a 105 euro; per il tondo, si è passati dai 95 euro della scorsa campagna agli 87 di quella attuale. Venendo meno ogni programmazione che compete al Distretto, sacrificando ogni possibilità di riequilibrare i vantaggi tra le parti, quei prezzi diventano una mannaia, soprattutto in un momento in cui anche i costi degli altri prodotti agricoli sono ai minimi storici”, ha detto Ferrandino.
“Si è deciso che gli ettari complessivamente coltivati a pomodoro debbano scendere dai 30mila dello scorso anno ai 26mila del 2016, ma a monte non c’è stata alcuna pianificazione, nessun accordo etico e men che meno un sistema di controllo che vincoli tutti a rispettare i patti, impedendo accordi privati che avvantaggino ulteriormente le industrie a scapito della qualità e di chi vorrebbe muoversi in un quadro di regole certe e valide per tutti”. “Vogliamo che il Distretto del pomodoro funzioni realmente. Realizziamo insieme una seria programmazione. Atteniamoci a regole certe, etiche, valide per tutti. L’agricoltura e gli agricoltori pretendono dignità, equità e legalità per creare sviluppo vero”.