Emozionante e profondo il terzo appuntamento di Autunno d'autore con il reading musicale che ha visto sul palco di Palazzo D'Auria Secondo, il 22 novembre scorso, Eugenio Bennato e Angelo Cavallo, affiancati rispettivamente da Ezio Lambiase ed Emanuele Menga.
Si è partiti da Foggia che, come scrive Bennato nella prefazione a L’arabo di Puglia di Angelo Cavallo, “è una postazione privilegiata per osservare la Puglia nella sua interezza".
Da qui Angelo Cavallo è partito per raccontare la storia "della musica minima dei paesi di Puglia", descrivendo le "pittoresche feste di piazza" attraverso il trombettista e impresario Michele Pilla, a cui piaceva vendere la musica e che ogni giorno, alla controra, trasformava la barberia del suo amico, Pierino il barbiere, in un’accademia di musica.
Negli anni '60 è arrivata l'orchestra moderna che, come scrive Cavallo, vede sostituire le chitarre elettriche a quelle acustiche e ai mandolini, i bassi ai contrabbassi, l'organo alla fisarmonica.
Inizia l’epoca della musica alla radio e poi si passa dal beat al progressiv: "Le chitarre si erano incattivite. Le casse della batteria diventarono due. La tastiera sostituì l’organo".
Dopo questo excursus sulla storia della musica, Angelo Cavallo ed Eugenio Bennato hanno ripercorso insieme le avventure narrate nel libro Ninco Nanco deve morire. Viaggio nella storia e nella musica del Sud, che racconta di Nicola Giuseppe Summa (detto Ninco Nanco), uno dei più valorosi briganti al fianco di Carmine Crocco. A Ninco Nanco, barbaramente ucciso nel 1864, Bennato ha dedicato l'omonimo brano nel cd Questione Meridionale.
"Abbiamo percorso la Puglia in tempi pionieristici per quel tipo di musica" ha affermato il cantautore napoletano, che è stato tra i fondatori della Nuova Compagnia di Canto Popolare, il primo gruppo di ricerca etnica della musica popolare dell'Italia meridionale.
Attraverso la musica si è data notorietà a personaggi sconosciuti nella nostra nazione, "così come erano sconosciuti Antonio Maccarone, Antonio Piccininno e il cantore dei poveri Matteo Salvatore", ha raccontato Bennato, aggiungendo: "In qualche modo il nostro racconto fa diventare questi personaggi dei punti di riferimento nella nostra storia, nella nostra cultura".
Eugenio preferisce cantare e, accompagnato dal bravissimo Ezio Lambiase alla chitarra (non una chitarra qualsiasi ma la chitarra fatta a mano dal liutaio svizzero Rolf Spuler che Lambiase definisce "genio dell'elettronica"), ha dato inizio ad un vero concerto intonando Brigante se more, un brano che ha portato alla luce un argomento tabù della nostra storia, perso nella memoria.
Ha dedicato ai suoi maestri, Rosa Balestrieri ed Enzo Del Re, Il mondo corre, un inno alla lentezza, e ha fatto un plauso a tutti coloro che riescono a salvare dall'estinzione cose preziose "come le volte di questo palazzo - ha affermato Bennato riferendosi a Palazzo D'Auria Secondo - che sono state salvate dall'invasione del cemento armato".
Passando da Ritmo di contrabbando, canzone che narra di quando il tamburello era vietato, arriva alla nostra terra, esaltandone la ricchezza, con Lucia e la luna.
E poi l'emigrazione e l'era dei bastimenti di una volta - quando Napoli da capitale diventa foglio di via perché in America Si va! - e di adesso, con Che il Mediterraneo sia.
Il concerto si è chiuso con due grandi brani, Lu bene mio dedicato al grande maestro Matteo Salvatore e Tammurriata nera, la canzone che racconta Napoli dopo la seconda guerra mondiale.
La rassegna Autunno d'Autore continua e dà appuntamento a venerdì 13 dicembre con Fausto Mesolella in Suonerò fino a farti fiorire.
La serata avrà inizio alle ore 21 e lo spettacolo, come sempre, sarà preceduto dall’aperitivo di benvenuto.