Anche Massimo Ferosi, presidente della Virtus Italservizi di basket, ha gettato la spugna. Senza risorse finanziarie adeguate non si può pensare di andare avanti, ha giustamente detto. Forse si potrà partecipare ad un campionato di serie D, tanto per non morire definitivamente. E’ questa una seria e consapevole presa di coscienza di una situazione generale che non promette di fare voli pindarici e impone a tutti un riordino al ribasso delle proprie ambizioni. Dopo il calcio, anche il basket si ridimensiona, impoverendo il già povero panorama sportivo della città. Dobbiamo dire che per tutti gli sport forse si va concludendo un ciclo, che è legato più all’impegno individuale dei singoli patron, che ad una tradizione societaria convinta e consolidata. Si sta resettando tutto, motivo per il quale occorre ripartire da zero. Una singolare coincidenza. Ferosi ha parlato mentre la situazione del calcio è in fase di stagnazione, come dire che non promette alcuna proiezione verso un futuro almeno dignitoso. Ancora tante chiacchiere e promesse, ma quando si va al concreto sembra di ripassare scene già viste. Forse sono passate sotto silenzio le affermazioni di Ferosi, il quale invece ha fatto una analisi stringata ma veritiera dell’attuale situazione del basket, ma che può essere identica a quella del calcio e degli altri sport.
Forse questa situazione di arretramento potrebbe paradossalmente anche trasformasi in una risorsa, nel senso che può contribuire a buttarsi a capo fitto sulla nascita e crescita dei vivai, che sinora sono stati relegati alle sorti delle periferie. E, invece, è di qui che bisogna ripartire se davvero si vuole delineare un futuro allo sport lucerino. Sono finiti i tempi degli ingaggi facili, degli stipendi lauti, dei premi a sbafo e quant’altro, tutti elementi che in qualche modo facevano dello sport dilettantistico una propaggine minore di quello professionistico. E’ pure ora di organizzarsi dal punto di vista societario, pure per avere intensi e continui rapporti con le scuole, che possono costituire i serbatoi per le squadre del domani. In qualche maniera, non si inventa nulla di nuovo. Si tratta in buona sostanza di riscoprire il ruolo che nei decenni scorsi aveva l’oratorio dei Padri Giuseppini del Murialdo con Padre Angelo, che sfornava elementi a ripetizione, per i quali già passare sotto l’osservatorio della squadra principale della città costituiva un motivo di orgoglio personale e per gli genitori. Il gruppo sportivo “San Pio X” fa da battistrada in questo senso. La formalizzazione di una collaborazione con la grande Juventus è un motivo di soddisfazione per i dirigenti e per la città, ma è anche un modello praticabile per quanti intendono mettersi sulla stessa strada. Del resto, non si può fare diversamente. La crisi che investe tutti i settori della città è tale che bisogna tornare necessariamente alle sobrie gestioni di un tempo. L’alternativa è far morire definitivamente lo sport a Lucera.
a.d.m.