Dalle nostre parti la notizia ha fatto……..notizia. La notizia è che, secondo il settimanale “L’Espresso” sono stati spesi 400mila euro per mettere in sicurezza la villa sull’ Appia Antica del Ministro di Grazia e Giustizia Paola Severino. La notizia ha trovato conferma da parte dell’interessata, anche se la palla è stata passata all’Ucis ( Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale), che avrebbe agito in piena autonomia e nel rispetto delle norme vigenti. Nulla da dire sulla regolarità dell’operazione, tenuto anche conto che pure per altri ministri cosiddetti a rischio sono sottoposto a tutela personale e a beneficiarie degli stessi accorgimenti strutturali in relazione alla sicurezza della loro abitazione. Anni fa venne blindata anche la casa dell’onorevole Ciriaco De Mita, addirittura quando questi non era più Presidente del Consiglio! E naturalmente ci fu polemica. Detto questo, ci sarebbe da riflettere su come vengono utilizzati i soldi pubblici, specie in questo periodo di grave crisi, che ha innescato un processo recessivo di notevoli dimensioni e, di conseguenza, uno stato di disoccupazione e sottoccupazione preoccupante. Era risaputo che il Governo dei tecnici sarebbe durato non oltre il mese di maggio prossimo, che era il termine naturale della scadenza dell’ultima legislatura.
C’è da chiedersi: era proprio il caso di spendere tanti quattrini per un incarico a tempo e in vista della dirittura di arrivo o, comunque, di una legislatura debole da far preconizzare una fine anzitempo? La cosa non è passata inosservata dalle nostre parti, posto che la Severino ha voluto, eludendo anche il parere contrario del Parlamento, la chiusura di tanti nostri tribunali, giustificando la decisione con la necessità di razionalizzare la spesa e, quindi, di ridurre i costi della giustizia. Senza, però, precisare come ciò sarebbe stato possibile conseguire, tenuto conto che non è spostando personale e tavoli altrove che si può sperare di far dimagrire le spese di gestione. Inoltre, la Severino è la stata il Ministro che addirittura non ha voluto ricevere le nostre delegazioni a Roma, che qui si sono portate nei mesi scorsi per illustrare democraticamente e legittimamente le ragioni della loro contrarietà alla decisione ministeriale. Insomma, sembrava che al Ministro interessassero molto le sorti del bilancio statale, anche in presenza di ragioni che esprimevano il tenore di vita delle classi più deboli del nostro territorio. La morale che si ricava da questa vicenda è sempre la stessa: quando si tratta di tutelare i privilegi della Casta non vi sono norme ostative che tengano; per il resto c’è sempre un motivo in più per opporre dinieghi, anche in presenza di situazioni obiettivamente di estrema necessità.
Antonio di Muro