Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano i Fasci di Combattimento. Questo anniversario – carico di drammaticità per quello che di lì a poco avrebbe portato ovvero il “ventennio fascista – sarà ricordato in un incontro dal titolo “Il fascismo cent’anni dopo 1919 – 2019” che si terrà martedì 9 aprile alle 19,00 alla libreria Kublai di corso Gramsci.
Le convulse vicine del Primo Dopoguerra, che portarono alla fine del percorso di formazione della democrazia liberale e l’avvento della dittatura mussoliniana, ebbero risvolti drammatici anche in Capitanata.
I 100 anni della nascita del fascismo saranno ricordati da Raffaele De Vivo – docente di storia e filosofia e preside sino al 2017 del liceo Bonghi - e Francesco Barbaro, autore del volume “La Capitanata nel Primo Dopoguerra. Biennio rosso e nascita dei Fasci di Combattimento”.
Il Primo Dopoguerra fu segnato da eccidi terribili in Capitanata, fra i più gravi avvenuti in Italia come quelli di Lucera del luglio 1919, di San Giovanni Rotondo dell’ottobre 1920 e di Cerignola del maggio 1921, costati complessivamente la vita ad oltre 30 vittime. De Vivo e Barbaro rievocheranno, a partire dalle vicende provinciali, una vicenda fra le più drammatiche della storia nazionale, che portò l’Italia dapprima alla dittatura e poi al disastro della Seconda Guerra Mondiale, lasciando cumuli di macerie materiali e morali. Da quelle macerie però il paese riemerse, dandosi un assetto repubblicano e democratico che portò al boom del “Miracolo economico” degli anni ’50 e ’60.
All’indomani della Grande Guerra la Capitanata visse una stagione di lotte politiche e sociali drammatica, una strisciante guerra civile non dichiarata che fece decine di vittime. Fra i protagonisti di quelle vicende uomini noti alla storiografia nazionale come il troiano Antonio Salandra, il presidente del consiglio che portò l’Italia nella Prima Guerra Mondiale; il cerignolano Giuseppe Di Vittorio, eletto per la prima volta al Parlamento nel maggio del 1921 mentre era ingiustamente prigioniero nel carcere di Lucera; il sannicandrese Domenico Fioritto, segretario generale del Partito Socialista fra il 1921 ed il 1923, riuscito dopo il ventennio fascista a diventare nel 1946 deputato costituente e presidente della Provincia di Foggia, tutti e tre ritratti – assieme al deputato socialista sanseverese Leone Mucci ed a quello fascista cerignolano Giuseppe Caradonna – nella copertina del volume “La Capitanata nel Primo Dopoguerra” edito da Claudio Grenzi Editori.
Sullo sfondo dell’Italia di oggi una crisi economica e sociale per molti versi non dissimile, anche se per fortuna senza i lutti di 100 anni fa, per le sue dimensioni a quella che il paese visse dopo la fine della Grande Guerra. Ed ecco che il motto “historia magistra vitae” torna sempre d’attualità. Soprattutto se non si vogliono ripetere gli errori del passato, inseguendo le promesse di nuovi, e soprattutto abili, affabulatori di masse, aiutati nei loro propositi da mezzi di comunicazione sempre più efficaci e capaci di incedere pesantemente nella formazione dell’opinione pubblica fra proclami, smentite, slogan, appelli, e fake news.