Molte tra le parti politiche in causa aspettavano il primo Consiglio Comunale dell’Amministrazione Tutolo, specie dopo la così rapida entrata in vigore della sua Giunta che già era stata presentata durante la campagna elettorale (e dopo le quattro convocazioni in pochi giorni: alla faccia dell’organizzazione). Tra accorpamenti e rinunce la Giunta sta già svolgendo il suo lavoro di deliberazione (per meglio dire di revoca e di indirizzo) e, tra scricchiolii e scuse a gestori di campi da calcio (dobbiamo aspettarci contro-revoche?) siamo arrivati al fatidico appuntamento: il primo Consiglio Comunale. A seguito di una diaspora sanguinosa e facinorosa meglio conosciuta come campagna elettorale, durante la quale è stata la coalizione a noi avversa, facente capo all’attuale sindaco, ad alzare i toni, ci aspettavamo sicuramente di trovare dall’altra parte una “politica popolare” fatta di dialogo e non di bracci di ferro, pronta a prendere decisioni sicuramente importanti per la nostra città (in ginocchio). Inutile dire che così non è stato: il primo banco di prova relativo alla maturità della fazione di maggioranza era quello del presidente del Consiglio (garante dell’equa possibilità di espressione e di trasparenza), che sicuramente avrebbe potuto e dovuto, seguendo il diktat elettorale del neo sindaco, essere affidato alla minoranza o, sicuramente sarebbe stato un atto gradito, quanto meno aprire un ventaglio di nomi (una triade, nel dettaglio) sul quale potesse esserci apparente discussione. Invece no! Il sindaco ha dichiarato che cinque anni fa non gli è stato consentito, e che non si sarebbe mai aspettato la richiesta di, almeno, trattare su tre nomi (sì, ora che è arrivato il momento della rivoluzione, la vendetta ha prevalso). Di fatto, invece, la scelta ricadeva tra due nomi: Luca Borrelli, poi eletto Presidente, e Giuseppe Grasso (che sia il prossimo presidente della commissione del V Settore? Ai posteri l’ardua sentenza). Il comizio/consiglio comunale è andato avanti tra cori, disguidi relativi alla location, fischi di disapprovazione e qualche defaillance del sindaco che, per più volte, è tornato consigliere attribuendo la sua carica a Pasquale Dotoli.
Questo nuovo Consiglio Comunale porta con sé strascichi di totale disorganizzazione, con impossibilità dei Consiglieri anche solo di usufruire di un banco sul quale poggiare il materiale che il Comune fornisce loro (le fascette, per intenderci), senza annunciare linee guida o programmatiche che, però, erano state già ampiamente discusse in campagna elettorale durante alcuni comizi (senza possibilità di replica). Per non dire dell’assenza del gonfalone e delle bandiera italiana ed europea e dell’impossibilità di collocare l’immagine del Presidente della Repubblica. Se i segni hanno ancora un significato nella vita politico-amministrativa non si può cadere su tali aspetti così miseramente.
A margine, ma vorremmo che fosse davvero a margine, viene da chiedersi come sia possibile che la segreteria del Comune, il sindaco e l’assessore all’Urbanistica a seguito della richiesta di revoca della delibera C.C. n.25 del 15/05/2014 (adozione del PUG) abbiano potuto, durante il primo Consiglio Comunale, ignorare una richiesta protocollata di tale importanza: il documento a firma di Francesco Caporicci per conto del Comitato per la Ritipizzazione della zona bianca.
Nulla di fatto per la nuova politica che si circonda di consiglieri “nuovi”, facce “vecchie” e comportamenti ancora più vecchi. Si predica bene e si razzola male, ma molto male! Se si vuole dare impronta di rinnovamento, ma di rinnovamento vero, allora bisogna iniziare dalle piccole cose dando un segno di apertura ai pensieri di minoranza, senza creare bracci di ferro sterili dal punto di vista della produttività.
Movimento Democratici Autonomi