I segretari provinciali del PDL, Franco Landella (di fresca nomina) e quello del PD, Paolo Campo, hanno ritenuto di occuparsi dei problemi politici lucerini ( il primo, quanto onore!, ha fatto anche una capatina a Lucera) per rendersi conto de visu, quasi una presa d’atto di come vanno le cose nei rispettivi partiti che, per aspetti diversi, sono lacerati da contrapposizioni e polemiche interne. Il PDL non riesce a fare squadra a sostegno dell’Amministrazione di famiglia, mentre il Pd non vuole liberarsi del dualismo dannoso Abate-Forte. Landella ha assistito in modo sconsolato e defilato alla penosa esibizione dei suoi in Consiglio Comunale del 13 corrente, rendendosi conto che occorre davvero una cura d’urto, da cavallo per rimettere insieme i cocci piediellini. Cosa che a questo punto sarà molto difficile, dato che le posizioni si sono talmente incartate che neppure i soggetti protagonisti (al negativo) riescono a venirne fuori, anche quando magari lo vorrebbero nei pochi momenti di lucidità e di coerenza. Gli interventi di Landella e Campo sui temi di pertinenza sono stati davvero molto deludenti. Entrambi, lo si è visto chiaramente, non hanno l’autorità di porre fine alla diatribe e mettere in campo quelle misure atte a ridare ordine e dignità alle rispettive formazioni politiche. Entrambi hanno parlato di rispetto di ruoli e di regole, ma lo hanno fatto in maniera blanda, poco credibile, anche perché entrambi sono espressione di compromessi pure attraverso il contributo di coloro che sono in guerra nella nostra città.
E’ paradossale che entrambi in qualche modo giustifichino l’atteggiamento di quelli che sono dei veri dissidenti, facendo passare per dialettica tutti i fatti politicamente sconcertanti che hanno occupato lo scenario politico locale negli ultimi tempi. Campo ha detto che è normale che c’è un segretario che fa il segretario e un capogruppo deputato a tale ruolo nel massimo consesso. Scontato. Nulla ha detto sul fatto che i due sono portatori di linee diverse, che non sempre coincidono, mettendo alla berlina il partito. Anche Landella è andato a cercare le parole per sostenere l’indifendibile, nel momento in cui ha detto che è normale che in un grande partito come il PDL si discuta, ci si confronti e, forse voleva dire, si litiga. Dal un segretario provinciale neo eletto con larghissima maggioranza e all’unanimità ci si aspettava qualcosa in più, quel qualcosa che il povero Gabriele Mazzone, suo predecessore, non è riuscito a dare. A questo punto ricordiamo il ruolo che avevano i segretari provinciali di una volta, i quali davvero erano in grado, anche con il loro prestigio personale, di far cessare sul nascere ogni ragione di contrapposizione interna, facendo valere proprio le regole e il rispetto dei ruoli a cui si fa riferimento in modo strambo e strumentale.
Ruolo significa che chi ce l’ha deve poterlo esercitare con la forza della sua maggioranza e in ossequio alla linea politica ufficiale che il partito si è dato, specie in campagna elettorale. Regole significa che chi non obbedisce deve passare attraverso la trafila statutaria, che prevede anche il deferimento ai probiviri. Tutte cose che non si fanno ed è per questo che i partiti vanni a ruota libera, che ciascuno ritiene di essere il partito, che si va incontro a traguardi che portano alla liquefazione e liquidazione delle formazioni politiche, alla disaffezione della gente per la quale i politici non valgono neppure un soldo bucato. La cosa inquietante è che i “nostri” sembrano vivere in un altro pianeta, per cui alla fine si troveranno sepolti sotto una montagna di disprezzo politico e morale.
a.d.m.