A Roseto Valfortore in provincia di Foggia si sono spesi 800 mila euro per realizzare un asilo infantile inutile, per la semplice considerazione che non nascono bambini e se ci sono si possono contare in un anno sulle dita di una sola mano. Sempre dalle nostre parti vi sono sedi pretorili in disarmo o mai occupate e case di riposo sempre di annunciata prossima apertura ma ben chiuse a chiave, oppure di immobili carcerari finiti ma non utilizzati, benché da tutte le parti vengono reclamate nuove patrie galere per l’esorbitante eccesso della popolazione dei reclusi. Il panorama potrebbe tranquillamente estendersi, per evidenziare tante altre opere pubbliche reclamate a gran voce, ma presto finite nel guado dei progetti mai completati o finiti nella triste storia delle cattedrali nel deserto. Dinanzi a questo quadro – ecco l’altro spaccato della Puglia – vi è la denuncia dell’UIL pugliese che segnala una perdita di 133 posti di lavoro al giorno! I due spaccati pugliesi non sembrino distanti l’uno dall’altro. Nel primo caso vi è indiscutibilmente una spreco di risorse pubbliche e nell’altro una incapacità del sistema di procurarsele ed assicurare, così, livelli almeno decenti di occupazione. Due spaccati ingessati, che non consentono quella osmosi di risorse, la sola capace di colmare quasi in automatismo quelle sacche di maggiore bisogno. Di qui la considerazione che non è totalmente vero che alcune cose non si possono fare per mancanza di mezzi finanziari, come i nostri predicatori della politica ci vengono a dire ogni giorno.
Le risorse, benché ridotte al lumicino, ci sono, ma vengono mal distribuite e talvolta cadono a pioggia solo per accontentare le varie clientele o parrocchie politiche, come si è chiaramente visto anche in occasione dell’approvazione della recente legge di stabilità (ex finanziaria). Vi è, dunque, da rilevare una programmazione inadeguata non solo a livello nazionale e regionale, ma anche, municipale, posto che tante volte sono stati gli stessi amministratori locali a patrocinare in alto loco opere del tutto inutili, giusto per mettersi una coccarda di merito nelle tornate elettorali. Ovviamente, le responsabilità non sono distinguibili, nel senso che a fronte delle richieste discutibili della base, il centro dovrebbe farsi carico di dare pareri negativi, senza per questo sentirsi mortificato. La sommatoria delle opere incompiute, inutili o superflue in Italia è davvero spaventosa, per cui non si può far finta di ignorare questo fenomeno quando si esaminano le responsabilità circa la progressiva crescita del debito pubblico. A Roseto Valfortore, come in tanti altri posti, bisognava dire di no, né si può eccepire che la situazione di decrescita di nuove culle sia arrivata a sorpresa. Si sa che da diversi anni nei centri del Subappennino le nascite avvengono col contagocce per mancanza di giovani coppie e che quei pochi bimbi che vedono la luce sono affidata ad una sostegno tradizionale che non prevede l’utilizzo degli asili nido. Con tutti i problemi di sopravvivenza che si sono in questo territorio, si poteva benissimo pensare di utilizzare i finanziamenti pubblici a beneficio dei veri bisogni della collettività amministrate. Ad esempio, la strade che fanno acqua da tutte le parti e impediscono a questi luoghi di far decollare, ad esempio, la loro potenzialità turistica e di accoglienza.