Ormai è una costante: tutte le volte che in Italia si decide di riformare qualcosa (ammesso che ci si riesca) i risultati sono sempre peggiori di quelli precedenti. Ecco un’altra chicca. Nel mese di marzo scorso, il Ministro dell’Interno ha disposto un finanziamento di 10 milioni di euro a favore dell’’Anci e dell’Upi per un programma innovativo delle scuole della pubblica amministrazione. Il programma dovrebbe razionalizzare la formazione dei dirigenti pubblici, attività oggi affidata ad una miriade di istituti che si comportano autonomamente, senza un minimo coordinamento. Il provvedimento, che dovrebbe fare sintesi di tutte le altre espressioni presenti in materia, finanzia contemporaneamente altre scuole già in attività, con 51,6 milioni di euro per le sole cinque più importanti: la scuola superiore di pubblica amministrazione (13 milioni), la scuola superiore dell’economia e delle finanze (16milioni), la scuola superiore dell’amministrazione locale (11milioni), la scuola dei prefetti (4 milioni), con un incremento di spesa del 13% rispetto ai 45,7 milioni di euro dell’anno precedente. Poi, c’è un lungo elenco di scuole regionali, che succhiano denaro pubblico a volontà, con risultati perlomeno discutibili sia per la formazione che per l’economia. Lo scopo del provvedimento, dice il Governo, mira a conseguire “ l’omogeneità nella formazione dei dirigenti pubblici, mentre prima assistevamo ad una sovrapposizione di corsi e di periodi di formazione fra una scuola e l’altra.” Obiettivo nobile, ma che smentisce l’assioma di fondo che è quello di far operare una sola scuola di formazione (Snia) ed eliminare tutte le altre!
Come al solito la burocrazia finisce sempre per imporsi, sacrificando anche quel minimo di coerenza che dovrebbe animare qualsiasi decisione. Burocrazia che campeggia indisturbata anche in altri settori della vita pubblica. Pensiamo ai tanti organismi che dovrebbero avere la funzione di controllo. Ce ne sono tanti, al punto che quando devono intervenire non si sa mai a chi spetta per primo scendere in campo e con quali poteri. Si innesta così la litania del “tocca a te”, che in pratica si traduce nel non tocca a nessuno. E così si spiegano pure i tanti scandali che si verificano nel campo dell’amministrazione pubblica, che è legata ad una serie di controlli incrociati, che solitamente non funzionano, Pensiamo al ruolo del collegio dei revisori nei Comuni, soggetti che bocciano il bilancio, ma il loro parere non è vincolante per legge. Questo significa che di fatto gli amministratori possono continuare a fare di testa propria, con l’aggravante che questi controllori pesano sul bilancio (bocciato) dell’ente che dovrebbero rimettere in sesto! E’ l’Italia delle incongruenze, che non riesce ad alzarsi, anche perché naviga tranquilla e indisturbata in questo mare magnum di assurdità! Naturalmente tutte le scuole di formazione presenti continueranno a vivere o a vivacchiare, perché i veti che si opporranno saranno tali da lasciare le cose come stanno. Appunto.