Sono soltanto gli ultimi due casi. Vale la pena parlarne, perché si tratta di due vicende giudiziarie pugliesi. Franco Di Giuseppe, già parlamentare, assessore regionale ai lavori pubblici e leader in Capitanata dell’UDC è stato assolto dopo 23 anni per una storia di mazzette. Durante la fase delle indagini e processuale Di Giuseppe è restato ai margini della politica, come dire che volontariamente si è astenuto dal partecipare alle competizioni elettorali, in attesa di conoscere l’esito finale della vicenda che lo vedeva inquisito. L’altro caso recente riguarda l’ex Ministro Raffaele Fitto, che è stato prosciolto da ogni accusa per una vicenda di finanziamenti illeciti ed altro, anche qui a distanza di diversi anni dai fatti. A lui è andata un po’ meglio, nel senso che , dopo ha avuto la possibilità di fare il Ministro, benché finito spesso nel tritacarne mediatico. Lo ha salvato Berlusconi quando ha rigettato le sue dimissioni. Questi due casi consentono di spostare la riflessione su una situazione di carattere generale, che vede la giustizia presentare il suo conto dopo anni di attesa. I casi di Di Giuseppe e Fitto non sono solitari, dato che anche altri, non necessariamente politici, hanno dovuto aspettare l’esito dei processi dopo aver visto distrutta la propria posizione imprenditoriale e professionale e dopo che alcuni hanno deciso di farla finita prima. Impropriamente si parla di giustizia lumaca. Bisognerebbe più correttamente parlare di ingiustizia lumaca, perché dopo tanti anni è difficile tornare indietro e convincere l’opinione pubblica a far passare per innocenti gli ex inquisiti.
La necessità di accorciare i tempi delle indagini e dei processi ormai è una vera emergenza nazionale. Sotto questo aspetto ( e non solo) abbiamo una giustizia da terzo mondo, noi che ci vantiamo di essere la patria del diritto. E che ciò sia vero è dimostrato che si fanno tanti convegni per dibattere questo trema, ma alla fine non succede mai nulla per i ripetuti braccio di ferro tra Magistratura e politica. Ma anche quest’ultima non è esente da colpe, posto che pure i casi di malagiustizia vengono utilizzati strumentalmente, a seconda delle opportunità politiche del momento. Infine, occorrerebbe meglio definire la posizione delle Procure, che talvolta inondano il territorio di competenza di un numero elevato di avvisi di garanzia e di richieste di rinvio a giudizio ( che quasi sempre superano la fase delle indagini preliminari), provvedimenti che in tantissimi casi non reggono nella fase dibattimentale. Avvisi di garanzia che dovrebbero essere riservati a beneficio del cittadino, mentre invece circolano liberamente sui giornali. Chi li fornisce? Ma, intanto, la frittata è fatta, perché nella posizione di indagato il povero cittadino è ritenuto comunque colpevole! Ed è una condanna peggiore di quella dei tribunali.