La storia della caduta (o dissesto) del MPS (Monte Paschi Di Siena) è simile a quella delle tante banche americane che si sono trovate imbrigliate nella storia degli incauti acquisti dei cosiddetti titoli tossiti. E’ chiaro che attribuire ai soli titoli cartastraccia i pessimi risultati della gestione di questa ex grande banca (la terza in Italia) è riduttivo, dato che è stata la gestione complessiva clientelare a determinare risultati economici catastrofici, come l’acquisto di Antonveneta che fu venduta alla spagnola Santander per 6,6 miliardi e comperata pochi mesi dopo per 9 miliardi dai colleghi iberici. La banca senese era notoriamente quella che praticamente assicurava il sostegno finanziario ai partiti e anche alla clientela si esprimeva secondo una logica clientelare. Rivediamo la storia del nostro Banco di Napoli ( non quello territoriale attuale del gruppo Intesa-San Paolo), che fu costretto a chiudere per via delle tante insolvenze rivenienti da concessioni creditizie discutibili caldeggiate dai politici o da quanti facevano parte delle strutture fiancheggiatrici ad essi collegati. Ci ricordano la storia della Banca del Salento, che, guarda caso, trova ancora protagonista il MPS, che inglobò l’istituto di credito del Salento. E’ proprio all’interno di quest’ultimo che ci fu lo scoppio pirotecnico delle bolle legate ai derivati, con diverse sentenze della Magistratura che ha dato ragione a tanti sottoscrittori inermi e inconsapevoli. Tornando al MPS c’è da ritenere sorprendente la nomina di Alessandro Profumo ad amministratore delegato, dopo che quest’ultimo è stato praticamente costretto a lasciare l’Unicredit per una gestione non proprio ottimale e, comunque, meritevole di un sostanzioso rilancio tra le grandi banche. Anche con l’Unicredit Profumo si segnalò per perdite importanti, a seguito di acquisizioni all’estero di filiali rivelatesi inutili o, comunque, non in grado di produrre gli utili sperati.
Ora che lo scandalo è esploso ed è finito come tema della campagna elettorale c’è da chiedersi: chi controllava il MPS? Non è forse Banca d’Italia la garante del corretto funzionamento degli istituti di credito? E la Consob dove stava quando si trasferivano i pacchetti di titoli? Eppure, alla guida dell’ex dell’Istituto di emissione vi era quel Mario Draghi che anche al tempo dei fatti era considerato un Dio della finanza! Tutto questo è accaduto ed accade perché gli istituti di credito hanno snaturato la loro funzione essenziale ( quella di concedere crediti alle aziende) preferendo raggranellare utili facili attraverso il comparto della finanza, che, con gli americani in testa, assicurava utili impensabili con uno sforzo minimo. In questo quadro francamente desolante, gli organi di controllo di sono accaniti a fare opera di vigilanza sulle piccole partite, mettendo in croce i responsabili delle filiali anche dinanzi sforamenti di fido di modesta entità, giustificando la richiesta dietro la necessità di rispettare i limiti della cosiddetta “Basilea”. Lo facevano per salvare la faccia e la coscienza, tanto per dimostrare che il controllo c’era ed era serio. Naturalmente saremo noi a pagare le conseguenze di questa gestione fallimentare, come è accaduto in altre occasioni. Fa rabbia che quelli che hanno causato i disastri (non solo quelli del MPS) continuano a stare al proprio posto e a lucrare compensi stratosferici! Amici lettori, è l’Italia di oggi!