Non si è sempre detto che per pareggiare i conti o almeno ridurre le distanze tra Nord e Sud occorreva mettere più benzina nel motore della economica meridionale? E non si è sempre detto che facendo marciare il Nord a velocità doppia/tripla rispetto al Sud, secondo il consueto canovaccio, si accentuavano le discrepanze in termini sociali tra le due aree del Paese? E non si è detto - naturalmente solo dalle nostre parti- che occorreva invertire la rotta, nel senso di rilanciare il Sud soprattutto attraverso il decollo delle infrastrutture e una politica fiscale in grado di favorire l’afflusso di capitali, al riparo da quegli interventi cosiddetti a pioggia che producono solo cattedrali nel deserto? Tutto questo è stato dimenticato in questi giorni dal nuovo capo della Lega, Roberto Maroni, il quale, in un incontro pubblico con i militanti legisti, ha rovesciato tutte le posizioni, affermando che se si vuole rilanciare il Sud bisogna partire rimettendo in sesto soprattutto il sistema industriale e artigianale settentrionale colpito duramente dalla crisi in atto, che tra l’altro ha accresciuto il tasso di disoccupazione. Insomma, il Sud è stato rivoltato come un calzino e per di più strumentalizzato.
Cioè Maroni cerca di intenerirci sostenendo che solo se il Nord torna ad essere più forte come prima e più di prima si può pensare ad un effetto trascinamento, a cascata. Insomma, si continua a giocare sulle ambiguità e sulle chiacchiere. Maroni cerca di spingere quel progetto che attraverso il federalismo, in nome e per conto di apparenti comportamenti virtuosi (solo al Nord), cerca di insinuarsi nel solito corridoio che porta il Nord ad essere sempre il privilegiato e il Sud a fare da scendiletto all’Alta Italia. Siamo alle comiche. E lo siamo ancora di più se pensiamo che anche un politico lontano dalle idee di Maroni, Roberto Buttiglione, ha proposto la nascita di una macroregione per rafforzare l’entità economica del Nord e farla viaggiare a velocità unica, scartando il Sud anche solo in linea di principio. Naturalmente dalle nostre parti si tace su tutti i fronti, Una volta almeno si organizzavano i convegni, i partiti si confrontavano, i meridionalisti facevano i cani da guardia per tenere viva la “questione meridionale”, che dovrebbe appartenere a tutti, a cominciare da Maroni, il quale purtroppo prende anche voti da noi pur parlando e sparlando del Sud. Occorre che anche dalle nostre parti ci sia una forte mobilitazione, senno alla fine ci ritroveremo con Nord in camera da letto.
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