Quello che l’uomo della strada con capisce. Quando si tratta di approvare nuovi provvedimenti la sequenza è sempre questa: il Presidente del Consiglio, Mario Monti, convoca separatamente o insieme le tre lettere che sostengono il Governo, ABC, ovvero Alfano, Casini e Bersani, per metterli preventivamente al corrente del lavoro che intende proporre al Consiglio dei Ministri, in modo tale da rendere più agevole il percorso parlamentare. ABC escono dai colloqui sorridenti e soddisfatti, notiziando l’adesione dei loro partiti sulle proposte di Monti, pur mettendo le mani avanti su quelle misure sgradite all’elettorato, che in genere riguardano nuova tassazione. Il Governo, così, delibera e porta gli atti in Parlamento. Qui ci si aspetterebbe una discussione approfondita e spedita, visto che vi è un accordo preventivo dei partiti di maggioranza. Invece, non succede tutto questo. I tempi parlamentari si allungano al punto da costringere il Governo a porre il voto di fiducia, ad evitare la decadenza del decreti. La storia si ripete quasi sempre con Monti, che pure ha un sostegno parlamentare bulgaro. L’incredibile avviene dopo. Una volta approvati i decreti, ABC si scatenano sui giornali e in TV per dire che quelli approvati non sono i provvedimenti sostenuti in sede separata col prof. Monti e che gli stessi hanno bisogno di correzioni e integrazioni nel prosieguo di tempo. Il professore non smentisce. D’accordo, dicono ABC, noi vogliano sostenere il Governo, ma non intendiamo snaturare la nostra linea di fondo soprattutto in materia finanziaria, del lavoro e del rilancio dell’economia.
Sempre l’uomo della strada riflette: perché questi “aggiustamenti” non vengono proposti in sede parlamentare, posto che vi è tutto il tempo per farlo, anche perché a loro sostegno spesso interviene il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano? Perché giungere sempre al limite del tempo a disposizione per approvare i decreti, abusando di quella fiducia che veniva rimproverata a Berlusconi quando lo faceva molto più sporadicamente e in presenza di un ostruzionismo parlamentare che ora è ridotto al lumicino? Naturalmente in questo atteggiamento si manifesta la preoccupazione dei partiti di presentarsi alle prossime elezioni con la verginità di chi tutto sommato ha appoggiato Monti ma giusto per salvare la nave che affondava. Però, non ci dicono cosa intendono fare una volta che il professore non ci sarà più. Ed è quello che i cittadini vogliono sapere, stanchi come sono del tatticismo che sta logorando la vita politica. Più che alle lettere dell’alfabeto bisognerebbe una buona volta conoscere i programmi che si intendono realizzare e, nel frattempo, metterli già ora disposizione di Monti per facilitargli il compito e dargli quella credibilità operativa che i mercati cercano.
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