Ha scritto Francesco Alberoni che occorrerebbe un Sindaco per dirigere la politica italiana. Vuole dire che bisognerebbe varare una legge che in qualche modo rispecchi il modello di quella in vigore per la elezione del Sindaco, che si è dimostrata una panacea rispetto alle continue crisi che attanagliavano la vita delle Amministrazioni comunali. Vuole dire che il capo dell’Esecutivo dovrebbe essere messo in grado di indirizzare veramente la politica governativa, senza essere ricattato continuamente dai veti incrociati del Parlamento, veti non sempre schierati a difesa degli interessi collettivi. Beninteso, tutto ciò viene consentito da una legislazione che si ispira alla Costituzione. Forse i Padri costituenti, eredi della dittatura, volevano un Parlamento forte e un governo debole per scongiurare soluzioni totalitarie. A questo proposito, si potrebbe ovviare limitando a due legislature la eleggibilità dei parlamentari. Per cambiare le cose, ovviamente occorre una riforma costituzionale, da tutti invocata, ma da tutti boicottata nel momento in cui si passa alla fase della concretezza. Come si è visto anche per la modifica della legge elettorale, il cosiddetto porcellum. La verità è che i parlamentari, tutti, non intendono rinunciare alle loro prerogative sul controllo del Governo, la cui azione viene spesso stravolta dall’esame delle Camere, snaturando così i migliori propositi elettorali. Senza dire che i tempi di approvazione sono tali da rimandare sine die l’efficacia dei provvedimenti, ammesso che essi giungano a destinazione.
Naturalmente dinanzi a tutte le perplessità di sopraffazione del Governo sul potere legislativo si potrebbero mettere in campo dei contrappesi in grado di tenere in equilibrio la situazione ed evitare la contrapposizione dei poteri, come accade oggi con i casi della giustizia e del peso esorbitante del ruolo del Presidente della Repubblica, il quale talvolta si sostituisce alle decisioni che sarebbero di pertinenza dello stesso Governo e Parlamento. La ricerca di una soluzione che renda più efficace la macchina statale dovrebbe essere agevolata dalla crisi in atto, che ha bisogno di soluzioni veloci, oltreché efficaci. I mercati sono bravissimi proprio nell’inserirsi nelle fasi di stanca della politica, che spesso pensa più alla sua sopravvivenza che alla difesa degli interessi collettivi. Alle Amministrazioni locali spesso vengono addebitate tante insufficienze e disattenzioni, però in questo caso danno dimostrazione di maggiore efficienza. Il riferimento alla normativa che elegge preventivamente il Sindaco dovrebbe fare scuola in relazione ai buoni risultati forniti. Il Sindaco non è più esposto alle intemperie dei partiti, i quali possono sfiduciarlo, ma devono avere un programma alternativo nel caso l’accusa si rivolga a inadempienze sul piano dell’aderenza dell’azione amministrativa agli impegni di elettorali. Certo, anche così si possono portare turbative all’azione delle amministrazioni locali, ma non v’è dubbio che eventuali propositivi del genere sono limitati al massimo, anche di fronte al rischio che con le dimissioni del primo cittadino si torna alle urne. E questo fa da azione frenante!