I piccoli comuni sono agli antipodi della ‘casta’ e rappresentano un esempio di come, anche in Italia, l’impegno per la res pubblica possa essere inteso nella sua accezione più alta, quella di servizio alla Comunità. Sindaci, assessori e consiglieri comunali dei paesi con meno di 5mila abitanti di certo non occupano poltrone troppo onerose per lo Stato, visto che per il loro impegno percepiscono compensi quasi simbolici. I nostri comuni, già da 20 anni, stanno facendo i conti con tagli severissimi ai trasferimenti statali. Intendiamo fare per intero la nostra parte per la riduzione dei costi della politica soprattutto attraverso lo strumento delle unioni comunali. Carlantino e moltissimi altri comuni dei Monti Dauni si stanno muovendo in tal senso da anni, attuando di fatto il modello dell’unione per la programmazione strategica dello sviluppo”. Dino D’Amelio, sindaco di Carlantino, interviene così nel dibattito in corso in queste settimane riguardo all’annunciata riforma degli enti locali che prevede, tra le altre cose, l’accorpamento dei comuni al di sotto dei 1.000 abitanti. “E’ un dibattito che necessita di serietà, chiarezza e onestà intellettuale – continua D’Amelio – per cui è necessario sgomberare il campo da equivoci e inesattezze: sia a livello provinciale che a livello nazionale, gli unici organismi titolati a rappresentare gli interessi dei centri con meno di 5mila abitanti sono quelli posti in essere dall’Anci. Ho letto le ultime dichiarazioni di Virgilio Caivano: ebbene, bisogna chiarire che costui, pur autodefinendosi “Portavoce” dei piccoli comuni rappresenta solo se stesso e le sue opinioni. Non mi risulta abbia ricevuto alcun mandato per parlare a nome e per conto di sindaci che ogni giorno, tra mille difficoltà, cercano di coinvolgere le forze più attive del tessuto sociale dei propri paesi per favorire migliori condizioni di vita in favore delle Comunità che rappresentano”.
“Sentir parlare di ‘poltrone’ e ‘parassiti’ a proposito delle nostre comunità è ridicolo oltre che vergognoso. Uno studio dell’Anci ha dimostrato, numeri alla mano, che il costo reale della totalità dei comuni italiani al di sotto dei 1.000 abitanti è pari al costo che lo Stato deve sostenere per i compensi e i benefit di soli tre parlamentari. In compenso, come illustra efficacemente una documentata relazione di Pierciro Galeone, alle amministrazioni con meno di 5mila abitanti sono delegati la tutela e la valorizzazione di circa il 70 per cento del territorio italiano, la cura di 3.400 musei, 2000 aree archeologiche, 43 siti Unesco, la promozione di 4.396 prodotti agricoli e alimentari col marchio della tipicità. E’ grazie ai piccoli comuni, ai loro sforzi operati volontariamente e in economia, che il turismo in Italia si sta sempre più qualificando per un’offerta orientata alla qualità, all’identità dei luoghi e all’autenticità di paesaggi, tradizioni e valori. I Monti Dauni, in tal senso, sono un esempio per tutti: nell’area che conta il maggior numero di piccoli comuni, sono otto i paesi che hanno ottenuto certificazioni di qualità turistico-ambientali, dalla “Bandiera Arancione” ai “Borghi più belli d’Italia”. Sono le colline su cui sorgono i centri minori della Capitanata a fornire i due terzi dell’energia da fonti rinnovabili prodotti dall’intera Puglia. Siamo l’avamposto a difesa di un ecosistema dove ancora albergano specie rare e preziose come il lupo, il cinghiale, le volpi e i falchi. I nostri comuni sono un imprescindibile strumento per la conservazione di un patrimonio ambientale fatto di boschi, fiumi, laghi, siti d’interesse comunitario e riserve faunistiche. Difendere questo patrimonio significa dare valore al meglio che l’Italia riesce ancora a esprimere in termini di bellezza e integrazione tra la natura e il paesaggio urbano. Gli sprechi, i privilegi, le caste e il parassitismo ai danni dello Stato bisogna cercarli altrove”.
Carlantino, il paese che affaccia sulla diga
Carlantino conta 1080 abitanti e si trova in provincia di Foggia, capoluogo da cui dista 67 chilometri. E’ posto al confine col vicino Molise e affaccia sulla diga di Occhito, un grande lago artificiale che soddisfa le esigenze idriche della Capitanata. Il paese è stato recentemente colpito da due gravi calamità naturali: il terremoto dell’ottobre 2002 ha provocato danni materiali per milioni di euro e causato l’inagibilità di oltre 100 edifici; l’alluvione del gennaio 2003 ha costretto l’Amministrazione comunale a emettere ordinanza di sgombero per 13 abitazioni.
La Giunta Comunale, insediatasi da poco più di un anno, nei suoi primi 12 mesi di mandato si è concentrata soprattutto sulla riqualificazione urbanistica del borgo. Recentemente, il progetto di rigenerazione urbana che mette insieme sette comuni dei Monti Dauni settentrionali (Carlantino, Alberona, Biccari, Castelluccio dei Sauri, Roseto Valfortore, Volturara Appula e Castelluccio Valmaggiore), è stato ammesso dalla Regione Puglia alla fase negoziale per ricevere un primo finanziamento pari a 4milioni e 200mila euro. Per ciò che riguarda Carlantino, il progetto interviene su buona parte del paese ad esclusione del centro storico e della zona nord, aree in buona parte già riqualificate con interventi precedenti (P.I.R.P.).
Qui, d’estate, il paesaggio è fatto di colline ammantate d’oro e di verde smeraldo, tra il lento fluttuare delle spighe, l’aria fresca e pulita dei boschi, l’omaggio sfrontato dei girasoli al dio Elio. Il belvedere del paese affaccia sulla vallata che comprende il fiume Fortore e la vicina diga di Occhito sulle cui sponde sono stati realizzati percorsi naturalistici tutti da visitare. Di interesse storico-artistico è la Chiesa della Santissima Annunziata, che domina l’omonima piazza. Interessante il museo comunale, dove sono stati raccolti circa duemila reperti che vanno dal neolitico iniziale all’età medievale. Secondo molti studiosi, inoltre, fu nel territorio di Carlantino che si svolse la famosa Battaglia di Canne e molti reperti ritrovati sulle colline che sovrastano il paese sembrano avvalorare l’ipotesi.
Un laboratorio per la ricerca genetica
“La minore presenza di piastrine nel sangue riscontrata negli abitanti di Carlantino ha sicuramente una causa genetica”. E’ questo il risultato più importante della ricerca genetica condotta sulla popolazione carlantinese nel 2006. Ad affermarlo, il responsabile scientifico del “Progetto Carlantino”, Paolo Gasparini. Cinque anni fa, il paese si è trasformato in “laboratorio” di ricerca per identificare i fattori ambientali e genetici di una serie di patologie. E’ questo l’obiettivo di “Progetto Carlantino”. La scelta è ricaduta sul “paese della diga” poiché la sua comunità è stata fondata solo da 500 anni e al suo interno vi è stata una forte endogamia, vale a dire il costume di contrarre matrimonio esclusivamente all’interno del proprio gruppo sociale locale. Per effettuare tale ricerca c’era bisogno degli alberi genealogici di tutta la popolazione. Un lavoro di ricerca storica svolto da Girolamo Iosa, scrittore carlantinese che ha riassunto nel libro “I Cognomi di Carlantino”, pubblicato nel 2002, la ricognizione di 563 famiglie per un albero genealogico lungo un chilometro e 200 metri. La documentazione delle genealogie di Carlantino è stata la base per avviare lo studio genetico. L’adesione alla ricerca dei cittadini carlantinesi è stata assolutamente libera. La Seconda Università di Napoli - Centro Interdipartimentale di ricerca e management - rappresentata dal professore e ricercatore Paolo Gasparini, ha elaborato e gestito gran parte del progetto. Tra il Comune di Carlantino e la Seconda Università di Napoli è stata perfezionata la fase operativa di un protocollo d’intesa sottoscritto dai due enti nel 2004. La scienza medica si aspetta un importante contributo da questo lungo e difficile lavoro. L’analisi delle malattie ereditarie servirà a scoprire la causa genetica di molte patologie.
Il dizionario carlantinese
E’ stato presentato il 5 agosto 2006 il nuovo dizionario comparato del dialetto di Carlantino. Il vocabolario carlantinese-italiano raccoglie 2.345 voci tra parole, proverbi, indovinelli, canti popolari e filastrocche del paese. L’opera è stata realizzata da Salvatore Cafano, cultore di storia locale che ha dedicato all’impresa alcuni anni di lavoro. Il volume è intitolato “Voci da Carlantino: piccolo dizionario comparato carlantinese-italiano”. “Mi sono limitato a registrare con fedeltà e, spero, con precisione, i termini che sono riuscito a recuperare – ha detto l’autore - Molti sono stati cancellati dall’uso quotidiano in modo naturale, a causa dell’estinzione di mestieri, strumenti e lavorazioni. Altri sono stati sostituiti da termini inevitabilmente invadenti della comunicazione e della tecnologia moderna”. Nel dizionario, ai molti vocaboli derivanti dal latino se ne affiancano altri di origine greca, araba, longobarda, napoletana, francese, tedesca e spagnola. In questo modo, il vocabolario diventa una mappa delle radici e delle contaminazioni culturali che hanno caratterizzato la storia di Carlantino. “E’ un’opera che andava fatta – ha proseguito Cafano – per salvare la nostra storia e la nostra cultura, altrimenti fra venti o, al massimo, trenta anni, il dialetto andava perso”.