E’ arrivata la doccia neanche tanto fredda della bocciatura della candidatura di Lucera a capitale italiana della cultura dopo l’audizione della candidatura intrisa di belle parole (futuro, presente, crocevia di popoli e culture, coprogettazione, al centro i giovani) lette asetticamente come da copione. Si prosegue con la presentazione di una cordata di oltre cento imprenditori da parte del presidente del comitato promotore (le imprese culturali e creative dov’erano?) che, oltre a parlare vagamente di raccolta fondi, non ha illustrato nessun progetto culturale concreto né avviato né pianificato nel dettaglio. L’audizione è densa di oniriche fughe in avanti, infarcita di frasi ad effetto, condita con una progettualità improvvisata e poco credibile perché slegata da un contesto progettuale esistente ossia da un “cantiere culturale” già avviato con le radici ben piantate nella storia e nel patrimonio culturale locale: in sostanza un elenco di progetti che anche la commissione interpreta come “una sorta di libro dei sogni”. Il video viene presentato come il contenitore del senso della candidatura: è una banale carrellata oleografica e poco empatica di Lucera, nient’altro. Il finale di Fabrizio Gifuni, è magico, emozionante, la sua voce ci fa sognare e tocca le corde più profonde della nostra emotività.
Una nota finale sul dossier della candidatura: è stato tenuto segreto ai cittadini fino alla fine (altro che coinvolgimento dei cittadini).
Questa esperienza dimostra ancora una volta che, oggi, nell’amministrare la cosa pubblica non c’è spazio per l’improvvisazione, per i magheggi e la ricerca di inutili scorciatoie. Ma la candidatura di Lucera e dei Monti Dauni ci lascia anche uno slancio, un sussulto d’orgoglio, relazioni embrionali che potrebbero trasformarsi in stimolo concreto affinché ognuno cominci a fare la propria parte nell’ambito delle responsabilità pubbliche e private che gli competono.
Oggi il contesto lucerino e dei monti dauni degradato ma ancora vivo non ha bisogno di maghi d’improvvisazione, di vanesi pavoni o di rapaci meteore appariscenti solo in vista di lauti banchetti.
Il contesto lucerino e dei monti dauni ha bisogno di:
➢ una classe dirigente illuminata e lungimirante, dotata di una ritrovata etica sociale, capace di una progettualità concreta, organica e coinvolgente che coniughi utilizzo e tutela delle risorse locali (agricoltura, territorio e patrimonio culturale),
➢ fare rete per creare relazioni solide e comunità su cui costruire progettualità condivise di sviluppo locale
➢ maggiore senso civico, impegno alla partecipazione e alla cittadinanza attiva come collante essenziale per una comunità coesa e formata da cittadini consapevoli
➢ operosità, umiltà e coscienziosità nel lavoro quotidiano da parte di tutti
Il contesto lucerino e dei monti dauni oggi ha bisogno di operose formiche organizzate e non di pavoni o di rapaci avvoltoi.
Solo la saldatura tra la progettualità lungimirante di una classe dirigente responsabile e la quotidiana operosità di tutta la comunità rigenerata da un percorso civico di crescita individuale e collettiva le potrà garantire un futuro dignitoso.
Lucera, 17 marzo 2024
Lucera Non Tace ODV
Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa.