Una volta si diceva, soprattutto all’inizio della stagione invernale, che le strade del Subappennino dauno nel Foggiano versavano in stato di completo abbandono. Lo scriveva il sottoscritto intorno agli anno ’70 sulle pagine del maggior quotidiano regionale, quale corrispondente da Lucera e “supervisore”, dal punto di vista giornalistico, di come andavano le cose nei vicini centri che da sempre fanno capo a Lucera. Oggi, a distanza di alcuni decenni, si leggono le stesse cose a ripetizione, con la sola variante ( una grande rivoluzione!): il Subappennino dauno viene chiamato “MontiDauni”, già Preappennino. Sostanzialmente non è cambiato nulla. Andiamo al cuore del problema. Per comprendere in quale condizioni versano le strade dei centri subappenninici non basta mettere la lettera di ingrandimento su quello che viene scritto, talvolta con rabbia, spesso con rassegnazione. Queste strade bisogna percorrerle metro dopo metro per rendersi conto perfettamente dello stato di impraticabilità in cui si trovano e del rischio cui vanno incontro coloro che, comunque, se ne devono servire soprattutto per ragioni di lavoro. Queste non sono strade, neppure percorsi guerra, bensì inferni si asfalto, con scenari che fanno tremare i polsi a chiunque. Il fondo stradale in molti tratti è stato divelto dall’incidenza degli elementi atmosferici e dello stesso traffico; l’itinerario si sviluppa a zig zag per evitare buche profonde, anzi voragini in alcune occasioni; i restringimenti della carreggiata sono all’ordine del giorno, per cui, dopo una curva, non sai se vai a precipitare lungo il sottostante precipizio o sbattere contro l’auto che giunge nel frattempo nella direzione opposta; la segnaletica non esiste e quando c’è è fuorviante, tenuto conto che le indicazioni tante volte sono dirette nel luogo sbagliato; i limiti di velocità imposti sono ridicoli, se si pensa che invitano i conducenti delle auto a transitare a 10 chilometri all’ora; illuminazione nei punti caldi manco a parlarne.
Insomma, un disastro. E a dire che nel corso degli anni si sono insediati a Palazzo Dogana, che gestisce le strade, anche Sindaci del Subappennino come Assessori ai Lavori Pubblici della Provincia, dai quali ci si aspettava un intervento finalmente risolutore, avendo una conoscenza diretta di questi percorsi e anche un interesse politico ed elettorale specifico. Anche in questi casi non è cambiato nulla, perché la musica è sempre la stessa: mancano i soldi. Recentemente la Regione Puglia ha stanziato 13 milioni di euro per questa zona per frenare i dissesto idrogeologico. Se pensiamo ai problemi che esistono su questi versanti c é da osservare che si tratta di ben poca cosa, come, al solito, posto che l’intervento non modificherà di molto lo stato delle cose. Pur tuttavia, va salutato con soddisfazione, con la speranza che apra la strada a qualcosa di più corposo in termini finanziari. In queste condizioni, parlare ancora di sviluppo industriale, commerciale e turistico è pura utopia. Quella poche realtà aziendali che qui operano ( tra cui un moderno ed efficiente stabilimento di cure termali) fanno miracoli per sopravvivere, addossandosi costi umani e finanziari che altrove neppure immagino possano esistere. Lo sviluppo complessivo di un territorio deve partire da alcuni fondamentali, tra cui la condizione delle strade è essenziale, ineludibile. Se neppure questo si riesce a fare, il Subappennino (o se, volete, i Monti Dauni) è condannato all’isolamento definitivo e a morire dopo un indicibile stato comatoso.
Antonio Di Muro